La TeAm paga (con soldi pubblici) le spese di una causa persa col Mote che poteva evitare VIDEO

TERAMO – A giudicare dalla decisione adottata dal giudice Paolo Andrea Vassallo, della sezione civile del tribunale di Teramo, chi all’interno della Teramo Ambiente ha deciso di intraprendere la via giudiziaria del ricorso per decreto ingiuntivo contro il socio Mote (Montagne Teramane spa), poteva risparmiarsela, dovendo contare sul rischio di perdere la causa e sprecare soldi pubblici in spese di giudizio e di avvocati. E infatti così è stato e la Team che voleva incassare con decreto del giudice poco più di mezzo milione di euro dal Consorzio dei rifiuti dei comuni della montagna, adesso dovrà tante scuse al suo presidente Ermanno Ruscitti e pagare circa, se non di più, 20mile euro di spese. Bastava solo avere un pò di buon senso e attendere che si chiudesse il piano di rateizzazione convenuto tra la parti, che il Mote stava pagando, nella misura di 25 rate da 18mila euro al mese. Perchè il ricorso poteva essere evitato? Perchè i legali che hanno perorato l’iniziativa giudiziaria a firma ancora una volta del solo amministratore delegato Luca Ranalli – che è pure avvocato -, avrebbero dovuto sapere che la convenzione che stabiisce il rapporto tra Teramo Ambiente e Mote, come ha chiaramente osservato il giudice nella sua sentenza e come ha sostenuto nella sua opposizione l’avvocato del Mote, Alessandra Striglioni, prevede l’esistenza della ‘clausola compromissoria" ovvero che in caso di controversia, sia chiamato a decidere un collegio arbitrale composto da due arbitri, due dei quali siano nominati dalle parti e il terzo dal tribunale di Teramo. Il giudice ha fatto riferimento alla pronuncia della Corte di Cassazione che, sebbene «l’esistenza di una clausola compromissoria non esclude la competenza del giudice ordinario ad emettere un decreto ingiuntivo, impone a quest’ultimo, in caso di successiva opposizione fondata sull’esistenza della detta clausola, la declaratoria di nullità del decreto opposto e la contestuale remissione della controversia al giudizio degli arbitri». Prevedibile anche questo, basandosi sui massimari della Suprema Corte. Cosa cambiava? Niente, a parte dimostrare la litigiosità quasi a tutti i costi della linea scelta dalla Team. Che, per la cronaca, continuerà a prendere quei soldi uguamente, secondo il piano rateale concordato. Non è escluso, però, che la vicenda abbia uno strascico all’interno dell’assemblea dei soci della municipalizzata dell’igiene: qualcuno potrebbe chiedere conto di questa iniziativa rivelatasi azzardata prima ancora che sbagliata e che ha portato a un esborso inutile di denaro pubblico.

GUARDA L’INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL MOTE, RUSCITTI